Thursday, September 29, 2011

Gatti....

Più conosco gli uomini più amo gli animali... vecchio modo di dire che ha del vero. Certi individui (soprattutto quei parvenu che sono riusciti a fare “soldi” e comprano titoli nobiliari e/o posizioni diplomatiche) effettivamente sono talmente in basso nella scala animale da non poterli considerare “umani”.
Di razze feline e canine ne esistono molte... e ultimamente m’ha colpito il fatto che delle oltre 10 (mi pare 11) razze differenti di gatti “siamesi” ne sono sopravvissute solo 4... e che il “siamese antico” è stato per un certo periodo estromesso dalla classificazione ufficiale delle razze feline... per poi ricomparire recentemente ma con altro nome, peraltro non ancora molto diffuso: gatto thai. I gatti siamesi, in tutti i casi, sono famosi per essere molto intelligenti, biricchini e di affezionarsi molto al padrone...

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Tuesday, September 27, 2011

Marcolfa e la sua famiglia

Marcolfa è la moglie di Bertoldo, madre di Bertoldino e nonna di Cacasenno. Donna di grande saggezza, è protagonista dei racconti di Giulio Cesare Croce “Le sottilissime astutie di Bertoldo” e “Le piacevoli et ridicolose simplicità di Bertoldino” raccolti nel 1620 nel volume “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”, con l'aggiunta dell'ulteriore seguito, “Novella di Cacasenno, figliuolo del semplice Bertoldino”, scritto da Adriano Banchieri. Le vicende ebbero poi diverse trasposizioni cinematografiche; nella più celebre, Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno diretto da Mario Monicelli nel 1984 (da: Wikipedia).

Presumibilmente come tanti altri, anch’io —nello scrivere o narrare di vicende e fatti— cerco d’assume, secondo le mie capacità, in ogni caso sinceramente, un atteggiamento simile a quello di Tucidite nello scrivere la famosa “La Guerra del Peloponneso”. Ovviamente non ho intenzione alcuna di paragonarmi a Tucidite, ma semplicemente cercare sempre d’essere imparziale nell’esporre più o meno bene le cose e i fatti: un ideale “giornalistico” convinto che in medio stat virtus, partecipando alla vita quotidiana e descrivendone gli aspetti, se non i fatti.

Mi sembra di vedere, di volta in volta, un filo conduttore comune a tutti i personaggi del mondo che mi circonda. Ogni qual volta m’accingo ad un’osservazione qualunque mi sembra di vedere qualcosa di déjà vu, tanto da riportarmi alla mente il concetto della storia di G. B. Vico studiato sui banchi di scuola. Quell’andamento progressivo che, giunto all’apice, entra in crisi. Si ripete., L’umanità è incapace di crescere e rinnovarsi. Tutto ciò che viene dopo non necessariamente è meglio di ciò che c’era prima....

Certo, interessante.... ma che cosa ha a che fare con Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno? Beh, a parer mio il noto componimento cinquecentesco risulta essere un ottimo termine di paragone con la micro-società italiana esistente in Giappone (e con ciò non voglio dire che sono migliore di altri)...di fronte alla quale il mio atteggiamento continua ad essere quello di Tacito come riportato nell’incipit degli Annales: sine ira ac studio.

In poco meno di quarant’anni trascorsi vivendo completamente immerso nella società giapponese ho probabilmente assunto atteggiamenti e comportamenti simili: in fin dei conti siamo o non il frutto della società che ci circonda? Immacabilmente, dunque, quando osservo la comunità italiana qui, integrata con quella della madre Patria grazie al calcio e a vicende della vita politica, senza soluzione di continuità, la vedo con un occhio leggermente distaccato, se non propio differente viste che le mie esperienze qui differiscono da quelle degli appartenenti a quel gruppo.

Quanti Bertoldo ho visto e vedo tutt’ora dietro massicce scrivanie con titoli professionali altisonanti (forse i loro padri s’erano permessi di fare molte donazioni e..) o ancora dietro i fornelli cercando di arrovellarsi con somma astuzia inventandosi vite intiere (non solo proprie ma anche dei parenti prossimi) dedicate all’arte sublime di proporre al pubblico manicaretti magistralmente confezionati; salvo poi soffrire di coliche dopo averli mangiati visti gli ingredienti mal scelti: non per cattiveria o ignavia, ma proprio per l’ignoranza di colui che le cose proprio non le conosce. Ma questi non sono dei grossi danni (a parte per il fegato) in quanto, nel bene o nel male, procurano pubblicità a patrimonio intangibile dell’umanità dicharato dall’UNESCO: la dieta mediterranea.

Ci sono quelli, poi, che lasciato il paesello natio privi della ben che minima istruzione, vuoi per carattere personale, vuoi per necessità contingente, dopo vario peregrinare sono infine approdati alle sponde del Paese del Sol Levante sempre pensando “alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a' suoi monti.

A questa categoria di italiani appartengono invece anche altri che potrebbero essere tacciati per pericolosi se, sotto false spoglie, non si fossero creati —sempre con l’astuzia arrivistica che contraddistingue la specie in questione— un loro piccolo “regno”. D’altra parte tutti ben sappiamo che la caratteristica comune all’essere umano è proprio quella di avere un desiderio inasauribile di accrescimento che non può essere contrastato da forza alcuna. Questa tendenza ad accrescere la propria potenza (αὔξησις di Tucidite) è comune a tutte le società organizzate; e gli individui non son da meno. Ed ecco chi, con traffici non ben troppo chiari (o forse anche loschi, si mormora in giro) è riuscito a far credere ciò che non è (inter pygmaeos regnat nanus) al fine sempre di accrescere la propria sfera d’influenza, sottomettere in certo qual modo i più deboli ed annientare, se possibile, l’eventuale rivale. Inbomitori di tutti i tipi. Chi s’è inventata la nobiltà di stirpe con palazzi e ogni bene nell’amata Patria... ma è venuto in Giappone a far fortuna (sic). Chi invece è riuscito a comprare posizioni altolocate foraggiando politici poco scrupolosi. Chi poi si spaccia per manager di fama e con stratagemmi riesce a carpire posizioni di prestigio (con stipendi da far invidia non solo ai parlamentari italiani, ma anche a quelli nipponici che ne prendono cinque volte di più).

Ci sono poi i Bertoldino che, pur essendo figli dell’astuto Bertoldo, non sono riusciti là dove questi sono riusciti. Si barcamenano con alti e bassi, ma sempre al di fuori dei limiti della comune onestà, continuamente alla ricerca di come fare per approfittare delle situazioni per apparire ciò che non è, modello costante il Bertoldo.

Infine ci sono i nipoti di Bertoldo: i Cacasenno. Questi ultimi sono un peculiare gruppo che, intermedio per capacità tra i Bertoldo e i Bertoldino, pur non avendone le capacità effettive, ma aiutati da persone impietosite dal pianto da coccodrillo di cui sono maestri, sono stati messi in posizioni buone ma che, invaghitisi di se stessi, ritengono d’essere superiori (forse proprio per aver saputo gabbare le persone).

Insomma: non tutto ciò che riluce è oro.

(riferimenti a fatti o persone sono puramente casuali)